Il Sommo Vate ha detto che può restare dove si trova e quindi non sarà spostata. Un vero peccato, perchè la statua di Costanzo Ciano, di valore artistico inestimabile, quasi da sindrome di Stendhal, (come hanno fatto gli spezzini a stare senza?), avrebbe avuto diritto ad una bella e centrale piazza cittadina, altro che dimenticata in un magazzino, prima, e poi abbandonata alle intemperie in un angusto cantone laterale del nostro Museo Navale. Un tema giustamente sollevato da un nutrito gruppo di intellettuali anonimi, a parte il Maestro Vaccarone (fuori i nomi, non fate i modesti!). Se pensiamo a cosa ci si siamo persi, c’è da essere sconsolati: dopo una inaugurazione in grande stile, con fanfare e tanto di gagliardetti di Casa Pound e Forza Nuova in diretta dalla trasmissione di Del Debbio su Rete 4, via al pellegrinaggio dei nostalgici di Salò, con relativa impennata del Pil turistico, grazie a ristoranti e bed and breakfast strapieni. Questo è vero marketing territoriale. Questa è pianificazione della cultura pubblica.
Elaborato il lutto (artistico, si intende), ci aspettiamo invece dall’Assessore Asti, oltre alla sua iper esposizione mediatica che fa sempre piacere, che racconti ai cittadini quali siano le linee del Suo Assessorato per il futuro. Quale l’idea che sottende le politiche culturali pubbliche della neo Giunta di centro destra. Quali le linee strategiche. Ed in termini pratici, ad esempio, quale sarà il futuro del Festival del Jazz, dell’estate spezzina. Su questi due progetti siamo già con i tempi un poco stretti, bandi e proposte dell’ultima ora andrebbero evitati. E poi che ne faremo del Camec e degli altri musei cittadini? Del Dialma Ruggiero? Per ora sappiamo che ne sarà del Teatro Civico, grazie alla programmazione da record abbonati lasciata in eredità (a proposito, segni di vita dai tre della muova commissione tecnico scientifica ne abbiamo?).
Nell’attesa, lancio umilmente un’idea: un’altra commissione di saggi che setacci il nostro territorio in ogni angolo alla ricerca di altri capolavori perduti del ventennio fascista: statue, quadri, carteggi amorosi, cimeli bellici. Magari anche un busto di Galeazzo. Hai visto mai che ci uscisse una bella mostra di livello internazionale, con un titolo marketing oriented tipo “spezzeremo le reni allo Sprugola!”. Pensate al faccione di Ciano sulle cartoline promozionali, sui 6×3 a Milano e all’aeroporto di New York. Da brividi.