Sono molte le suggestioni che possiamo trarre dalle elezioni midterm negli Usa. Tutta una serie di elementi utili al dibattito nostrano sulla ricostruzione della sinistra in questo Paese. Intanto, il racconto della morte epocale della sinistra è, come tutte le teorie apocalittiche, a parte quelle riversate in letteratura e cinema, una stupidaggine anti storica. In molte parti del mondo la sinistra è in salute; anche quando perde conquista percentuali di tutto rispetto, vedi Brasile; e basta nominare Sanders e Corbyn, o la nuova legge finanziaria di sinistra firmata Podemos e Socialisti in Spagna, con tanto di patrimoniale. È scontato, ma vero, sostenere che finché permarranno le contraddizioni politiche e sociali, disuguaglianza, razzismo, povertà, emarginazione sociale, mancanza di accesso al welfare, scuola e sanità per milioni di persone, i motivi della esistenza organizzata di formazioni di sinistra continueranno, potranno solo oscillare a livello di egemonia culturale e consenso politico-elettorale, a seconda della fase storica più o meno favorevole. I tre grandi temi del nostro presente, il superamento delle diseguaglianze sociali, la gestione dei flussi migratori, un nuovo rapporto tra ambiente e sviluppo, con un riequilibrio sostenibile a favore del primo, sono ben lontani dall’essere risolti.
Per capire cosa sia successo nel campo progressista americano con le elezioni di medio termine, intanto si possono osservare le immagini sui social delle candidate democratiche che hanno vinto e leggere i reportage delle loro campagna. Giovani, belle, sorridenti, empatiche; con proposte radicali, sanità pubblica, istruzione pubblica, difesa dei diritti delle “minoranze” razziali e degli immigrati, tematiche gender. Donne che usano un linguaggio ed una comunicazione politica nuovi; storie di immigrate che hanno studiato con costanza e sacrifici, hanno fatto lavori umili per pagarsi gli studi, hanno cominciato a fare politica nella scuola, nei quartieri popolari, in mezzo agli immigrati ed alla working class, essendo esse stesse immigrate e working class da generazioni.
Sono i racconti di Ilhan Omar, nata a Mogadiscio, fuggita dalla guerra civile; di Alexandria Ocasio-Cortez, fino a pochi mesi fa cameriera in un locale messicano; di Rashida Tlaib, figlia di palestinesi, immigrata prima in Nicaragua e poi negli USA; di Sharice Davids, la prima nativa americana ad entrare in Congresso; Ayanna Pressley, la prima donna di colore a rappresentare il Massachusetts in Congresso; di Laureen Underwood, ex infermiera, impegnata nella difesa dell’Obamacare e per la sanità pubblica.
E’ un punto di vista critico sul mondo che mette assieme il tema dell’immigrazione, quello delle disuguaglianze e quello di genere. Più o meno affini e vicine all’area socialista di Bernie Sanders, e dirsi socialisti in America non è uno scherzo. Militanza dal basso, radicamento sociale. Anni di lotte contro la violenza sulle donne, per la difesa dell’ambiente, per salari equi e contro lo strapotere delle grandi corporation; per sanità e scuole pubbliche. Eleggendo queste donne al congresso, si è attuato un percorso di democrazia rappresentativa reale, perché rappresentano lotte, movimenti, battaglie concrete che hanno visto coinvolte centinaia di migliaia di persone.
Radicalità e visione del futuro, tensione ad una società diversa, più giusta e libera. La sinistra ha smarrito se stessa nel momento in cui ha abbandonato la critica al capitale ed il processo di superamento dello stato di cose presente. Nel momento in cui ha ceduto alle sirene del neo liberismo, della “globalizzazione come opportunità”, all’illusione di governare il capitalismo dalle istituzioni. Anzi, occupando le istituzioni stesse, per le pratiche clientelari ci vorrebbe un articolo a parte. Ha perso quando ha rinunciato a sognare un mondo migliore.
La priorità della sinistra oggi in Italia ed Europa deve essere è organizzare gli immigrati, lavorare per l’integrazione. Il futuro della sinistra passa da lì, lo ha capito anche Salvini che è sicuramente un razzista, ma un razzista furbo. In questo quadro, assumono una importanza strategica fondamentale le battaglie per lo Ius Soli, per il diritto di voto agli immigrati; per una ribaltamento legislativo a partire dal decreto sicurezza, volto a favorire politiche di integrazione ed accesso a welfare, sanità, scuola per gli immigrati. Immigrati che vanno sindacalizzati, favorendo al contempo forme di associazionismo ed organizzazione politica. Tutte battaglie che vanno innervate con le tematiche della precarietà giovanile; e della questione di genere, a partire dalla sua valenza sociale, quindi più consultori, più prevenzione e contrattazione sui tempi di vita e di lavoro.
Nell’immediato, evitare di ridurre ogni scelta politica alle tornate elettorali imminenti. Bisogna ricostruire una sinistra agonizzante e ci vorranno diverse stagioni. La priorità, tattica, di questa fase, è creare coalizioni democratiche che si oppongano ai sovranisti e populisti. Abbiamo fatto il centro sinistra da UDC a Rifondazione, non dovrebbe essere impossibile trovare quattro, cinque punti comuni per formare un programma. Certo, c’è il nodo Pd. Molto dipende da chi vincerà il congresso. Ma è chiaro che se dovessero vincere i renziani, con Minniti segretario (sicurezza è libertà, è incredibile), la possibilità di alleanze programmatiche verrebbe meno.
L’altra cosa è mettere da parte gli attuali gruppi dirigenti della sinistra organizzata. E non si tratta di rottamazione, brutto termine, peraltro, che significa, ed ha significato nella storia recente, la sostituzione di caminetti con altri caminetti, di capi bastone con altri capi bastone. Bisogna farlo con tutta la dolcezza ed il tatto possibili: basta con i dinosauri, i morti viventi. Non esiste una classe dirigente buona per tutte le stagioni, che smentisce se stessa ad ogni refolo di vento, che passa da una fazione all’altra in un battito di ciglia.
Il rinnovamento non può essere una operazione di vertice, da ceto politico. Neanche può avvenire su base ideologica, ripetendo a pappagallo formule novecentesche. Deve nutrirsi di passione, intelligenza, studio, capacità, competenze, radicamento. O riusciamo, tutti facendo un passo indietro, a creare le condizioni per favorire l’affermazione di un nuovo protagonismo di nuove Ilhan Omar e Alexandria Ocasio-Cortez, o la sinistra del futuro sarà soltanto una setta marginale di bolsi nostalgici e fuori dalla storia. Sta a noi, ognuno per la sua parte.