Sono mille i migranti morti in mare da gennaio 2018 ad oggi. Bambini, donne, uomini. In questi ultimi giorni di porti chiusi, attacco alle ONG, inutili vertici europei, la media è di cento cadaveri quotidiani. Più o meno. Sono decine di migliaia i migranti che sono rinchiusi nei centri libici. Bambini, donne e uomini sottoposti a denutrizione, malattie, stupri, violenze; spesso venduti all’asta come schiavi. Tutto documentato da rapporti Onu e Unhcr e da inchieste giornalistiche di autorevoli testate internazionali.
Ogni giorno su tutti i media assistiamo alle passerelle di Salvini e dei suoi sgherri, tra i quali molti giornalisti famosi, che sproloquiano di “pacchia”, “crociere”, “chiusura dei porti”, “difesa delle frontiere.” Cascate di razzismo istituzionale che rimbalzano sui social, sugli autobus, nei mercati e diventano un onda di razzismo di massa. I sondaggi danno la Lega sopra al 29 per cento. Un italiano su tre pensa che i migranti non debbano essere salvati in mare e accolti, che in pratica significa lasciarli morire; probabilmente nel restante 70 per cento la buona metà delle persone oscilla tra l’indifferenza per le sorti dei migranti ed un sotterraneo e silenzioso consenso alle politiche salviniane . Il resto, sono persone che antepongono ad ogni considerazione l’aspetto umanitario, che vogliono salvare ed accogliere.
Questo siamo diventati, questo siamo. Ascanio Celestini, uno dei pochi artisti italiani che tengono ancora la testa alta, ha dichiarato “non sono io ad essere buonista, siete voi che siete diventati tutti fascisti”. Al di là del termine orribile “buonista”, e della iperbole provocatoria, Ascanio ha ragione. Ha colto nel segno.
I dati, le analisi raccontano di flussi di migranti ampiamente sostenibili ed integrabili da Italia ed Europa. Così come sono diminuiti i reati. Gli stili di vita differenti dal nostro sono scambiati per comportamenti illeciti. La precarietà del lavoro, il degrado delle periferie, i tagli al welfare amplificano il senso di precarietà esistenziale e di solitudine, alimentano la rabbia sociale che identifica il colpevole del disagio nell’immigrato. La Lega è in perenne campagna elettorale in ogni livello amministrativo, i suoi sindaci non fanno altro che provvedimenti sulla “sicurezza” e “contro l’abusivismo”. Si tolgono le panchine dai parchi e sulle spiagge si assiste al grottesco spettacolo di vigili urbani che rincorrono i cosiddetti “vu cumpra’”. Molti giornali e televisioni, in prima linea quelli ascrivibili all’impero berlusconiano e quelli di area Lega, ogni giorno propinano le storielle delle ONG che fanno gli scafisti e del business sugli immigrati delle cooperative rosse.
Intanto la gente continua a morire in mare; e continuerà a fuggire da paesi in guerra e devastati da miseria e malattie; piaghe provocate prima dal colonialismo, ora dalla colonizzazione economica e da governi corrotti da tangenti occidentali. La differenza tra un profugo ed un migrante economico può essere dirimente, ai fini dell’accoglienza, soltanto per una mente in mala fede o che non ha mai visto niente in vita sua. Basti pensare alle ondate migratorie provocate dagli sconvolgimenti climatici, moltitudini di persone che fuggono da zone desertificate ed a causa di immani calamità naturali.
Subito dopo la Shoah, molti posero al mondo, e si fecero, una domanda: come potevate, come potevamo, non vedere, non sapere. Tra gli aspetti più odiosi dell’Olocausto possiamo ricordare la complicità silenziosa, la rimozione di massa. Il fare finta di non vedere. Il girarsi dall’altra parte al passaggio dei vagoni piombati.
Oggi in qualche misura la storia si ripete, e si ripresentano gli stessi interrogativi. Con una certezza in più: noi vediamo tutto, sappiamo tutto. Noi non possiamo non sapere. Grazie ad una diffusione tecnologica di massa che non ha precedenti nella storia umana. Quando questa ondata razzista, populista, neo fascista sarà finita, qualcuno si chiederà dov’era, cosa faceva, nei giorni in cui i migranti morivano in mare perchè i governi europei li lasciavano morire per riscuotere il consenso elettorale della gran parte della popolazione. Perchè, invece di uomini e donne, ai nostri occhi accecati i migranti non sono più persone, ma numeri, sigle. Non sono più esseri umani. Cosa vi ricorda? La storia chiede sempre il conto alle nostre coscienze.
Qualcuno potrà rispondere, a testa alta, che non si è fatto trasportare dalla corrente. Che ha reagito. Che ha tentato di discutere, confrontarsi, di lottare contro il pensiero unico. Rimanere umani, credo sia questo il primo compito di questo nostro tempo impazzito.
Abbiamo una battaglia culturale quotidiana da fare, e sarà durissima. Sarà da costruire ogni giorno. Dobbiamo parlare con tutti, a partire dai più ostili; e compiere atti concreti. Il fenomeno dell’immigrazione si può gestire solo con i corridoi umanitari, l’integrazione, la vera cooperazione. Tutto il resto è solo disumanità.
“Non è stata una sorpresa quello che è avvenuto nell’estate del ’38. Era luglio quando uscì Il manifesto della razza, dove era scritto che gli ebrei non appartenevano alla razza italiana. Tutto questo era già nell’aria da tempo, erano già accaduti fatti antisemiti, ma nessuno si immaginava a quali conseguenze avrebbero portato le leggi razziali. Io allora ero molto giovane, ricordo che si sperò che fosse un’eresia del fascismo, fatta per accontentare Hitler. Poi si è visto che non era così. Non ci fu sorpresa, delusione sì, con grande paura sin dall’inizio mitigata dal falso istinto di conservazione: “Qui certe cose sono impossibili”. Cioè negare il pericolo.” Da un intervista di Enzo Biagi a Primo Levi