Dopo i grandi successi di critica e pubblico da capitale europea del Capodanno spezzino (2 milioni di persone in città per Borghetti e Planet Funk), ci chiediamo a che punto sia la programmazione degli eventi estivi, in primis il Festival del Jazz. La domanda non è peregrina, per almeno due motivi: il 2018 sancisce il cinquantesimo anniversario del Festival del Jazz, il più longevo di Italia. Una ricorrenza che avrebbe buon diritto ad essere celebrata come merita: grandi nomi e potenza di fuoco in termini di marketing. Altro tema è quello che i cartelloni dei festival estivi, vedi Lucca, Umbria Jazz e molti altri, sono ormai chiusi, e con programmazioni di alto profilo. Il 2018 si preannuncia come un anno da ricordare per la musica dal vivo nel nostro Paese. Pensiamo solo al programma del già citato Lucca Summer Festival, che vedrà on stage artisti come Gorillaz, Nick Cave, King Crimson, per non parlare di Roger Waters, a pochi chilometri da noi.
Su quello che succederà a Spezia invece non si sa ancora nulla. Non si sa chi gestirà il Festival del Jazz e l’estate spezzina, se sarà indetto un bando di gara, quali saranno gli eventuali criteri di scelta, con quali risorse pubbliche, e private, saranno finanziati gli eventi. A parte la retorica auto celebrativa, peraltro comune a tutte le pubbliche amministrazioni a prescindere dal colore politico, nessuna notizia giunge dall’iperattivo (mediaticamente parlando) assessorato alla cultura diretto da Paolo Asti.
Al di là degli eventi in questione, che comunque andrebbero affrontati al più presto perchè siamo già in considerevole ritardo, manca una visione strategica della programmazione culturale pubblica della città. O forse c’è e non è stata ancora comunicata a dovere. Ad oggi sappiamo che l’assessore Asti voleva trasferire la statua di Ciano dal Museo navale al centro storico, progetto stoppato nientemeno che da Sgarbi, e che bisogna mettere a redditività la Dialma Ruggiero, non si capisce bene come. E’ stata nominata la triade di gestione del Civico, ma per adesso è in corso la stagione teatrale organizzata dai predecessori. Il futuro dei musei, degli spazi, delle iniziative prossime è tutto avvolto nel mistero.
Mai come in questo periodo storico l’approccio alla cultura pubblica deve essere sistemico e strategico. La cultura può e deve essere, oltre che una occasione di crescita civile e sociale di una comunità, asset di sviluppo. Ci sono Festival, in Italia ed in Europa, che hanno creato occupazione ed indotto stabili e duraturi per quei territori in cui gli Amministratori sono stati capaci di intercettare e valorizzare le migliori energie creative, uscendo dal provincialismo e lasciando da parte gli amici degli amici che devono lavorare perchè fedeli politicamente.
Bisogna essere capaci di programmare eventi e iniziative che garantiscano qualità, continuità nel tempo e ricadute economiche. Individuare soggetti attuatori e referenti di alto livello professionale. Organizzare stagioni di respiro internazionale, che facciano da traino al commercio ed al turismo. Sono necessari risorse ed investimenti in marketing e comunicazione. Una gestione oculata e sostenibile delle risorse pubbliche. Tutte cose che, tranne qualche eccezione, la precedente Amministrazione ha fatto poco e male. E la differenza con quella attuale ad oggi non si coglie.
Come cittadini attenti ed amanti della propria città, ci aspettiamo parole di conforto sul futuro culturale spezzino, a partire dal Festival del Jazz a cui tutti vogliamo bene e che vorremmo vedere più attraente che mai.