La “non mostra” di Andy Warhol a Sarzana

marco ursano Indieblog

  1. “Andy Warhol looks a scream

Hang him on my wall

Andy Warhol, Silver Screen

Can’t tell them apart at all”

David Bowie, Andy Warhol

Venerdì 8 dicembre con la mia famiglia ed altre due famiglie di amici ci siamo recati a Sarzana per visitare la mostra di Andy Warhol alla Cittadella. Una giornata molto attesa anche dai bambini. Tre famiglie che hanno acquistato il biglietto della mostra, pranzato e preso il gelato a Sarzana. Contribuendo così, giustamente, all’economia del luogo.

La premessa: le opere di Wahrol ci sono e sono bellissime. Fine della premessa.

Veniamo alla mostra. È una esposizione lungo un corridoio, con le opere sistemate senza un senso compiuto su pannelli bianchi da stand da Festa dell’Unità (con tutto l’affetto per le Feste dell’Unità quando c’erano ancora), che creano una serie di rientranze simmetriche. Ricorda una mostra mercato, semmai, ma di quelle di provincia. O quelle iniziative amatoriali con l’artista del paese che espone nel bar del cugino o nella palestra della scuola. Non ci sono percorsi tematici, nè cronologici. Non esiste materiale informativo cartaceo esauriente a disposizione gratis per i visitatori. Mancano pannelli informativi, figuriamoci audio guide o postazioni multimediali (per la cronaca, alla mostra di Warhol a Genova c’erano anche le audio guide per bambini). Solo piccole didascalie con i titoli dei quadri, appiccicate senza troppa cura. Non c’è, o non si è palesato, personale qualificato di supporto per informazioni e visite guidate.

Non si può neanche dire che è un allestimento fatto male, perché non c’è allestimento alcuno. Nessuna idea alla base, nessun progetto scientifico, artistico e di design espositivo. L’arte di Andy Warhol ne esce mortificata; così come lo spazio, splendido, della Cittadella, perfetto per realizzare eventi di alto livello.

E anche per il customer care siamo in alto mare: non c’è un punto di accoglienza, nè un guardaroba; non ci sono un punto ristoro ed uno spazio libri e shopping degni di questo nome; assente una segnaletica minimamente gradevole e funzionale. Non esiste uno spazio bimbi.

Io e i miei amici siamo rimasti allibiti. Scoraggiati. Dispiaciuti. Perché non si possono organizzare le cose in questo modo. Peraltro in un momento storico in cui dobbiamo rilanciare un territorio che fatica ancora ad uscire dalla crisi. Non ci si può riempire la bocca di retorica da grandi eventi internazionali e poi cadere nel provincialismo. Un autogol in termini di marketing territoriale e promozione. Una cattiva pratica, da non prendere ad esempio, della gestione pubblica della cultura.

Ci chiediamo con quale leggerezza gli Amministratori sarzanesi abbiano avvallato e promosso una siffatta operazione ed a quanto ammonta l’importo che è stato stanziato dal Comune. E ci auguriamo che qualcuno corra subito ai ripari. Se servono spunti, vadano a vedere come si fanno le nostre a Palazzo Blu a Pisa, a Palazzo Ducale a Genova, solo per citare due esempi vicini. Ma basterebbe venire alla Spezia alla Fondazione, dove le mostre sono organizzate da fior di professionisti, vedi l’ultima di Jodi Bieber, bellissima, con un allestimento da capitale europea. Sono solo dieci minuti di macchina da Sarzana.